Guido Sgaravatti (Abano Terme, 8 Giugno 1925 – Montegrotto Terme, 25 Aprile 2019)
Pittore, scultore, incisore, profondo conoscitore di filosofia orientale, Maestro di Yoga e di psicologia del profondo.
La storia
Primogenito di Erinus Sgaravatti ed Elisa Buratti, Guido nasce nel 1925 ad Abano Terme, nella casa di famiglia situata nella frazione di Giarre.
I genitori lo indirizzano agli studi classici: dopo aver frequentato il Liceo classico “Tito Livio” di Padova, ed infine si laurea in Giurisprudenza.
Fin da giovane, però, inizia a coltivare anche la sua vocazione artistica, senza mai abbandonarla nonostante l’impegno dello studio.
In quegli anni, infatti, conosce e lavora con il mimo Jacques Lecoq, mentre grazie alle attività del Teatro dell’Università di Padova diventa allievo di Amleto Sartori, che lo avvicina al mondo del disegno e della scultura.
In seguito, affina il proprio talento negli studi dello scultore Luigi Strazzabosco e dei pittori Antonio Ferro e Dolores Grigolon.
È proprio qui che conosce la sua futura compagna di vita, Raffaella Tognazzo (1928-2017).
Frequenta anche l’Accademia di Venezia, dove studia prima con Giuseppe Cesetti, poi con il maestro Venanzo Crocetti.
Con Emilio Greco, a Napoli, affina la tecnica della scultura in bronzo, e con Giovanni Ardini apprende l’arte della lavorazione del marmo.
Spinto dalla famiglia, fino ai 40 anni segue anche il percorso imprenditoriale, ma poi abbandona completamente questa strada per dedicarsi ai propri studi, all’arte e alla ricerca interiore.
Moltissime le sue mostre personali e collettive in Italia e all’estero: arriva perfino in Australia, Paese che amava per la genuinità delle persone e i grandi spazi aperti, tanto da valutare la possibilità di trasferirvisi con la famiglia.
Alla fine decide però di restare in Italia: invitato alla Casa degli Artisti a Canale di Tenno, si innamora di questo piccolo centro di arte e cultura, e proprio qui, in questo borgo medievale sul versante trentino del Lago di Garda, acquista e restaura una casa.
Le opere
Molte delle sue opere sono conservate in numerose collezioni pubbliche e private.
Tra le opere monumentali, ricordiamo il Monumento a Sant’Eustochia (1988, Messina), la Porta dei Fiaccolari (1990, Saponara) e L’arco (1991, Giardini Naxos).



Tra le più importanti raccolte dei suoi lavori, ricordiamo le mostre padovane “Arte e Psicologia” presso la Galleria Civica (2002) e “Dalla Rappresentazione all’Arte-terapia”, allestita al Centro Culturale San Gaetano (2010).
Parallelamente al suo percorso artistico, non abbandona mai il lavoro di ricerca sulla psicologia del profondo e lo Yoga, studi che lo portano a pubblicare alcuni libri:
- La logica dell’irrazionale (1978)
- Vedere la mente (2002)
- Il mito di Tara Verde (2005)
- Il pianeta dei folli (2007)
- Patanjali. Yoga Sutra (2009, seconda ed., traduzione a cura di G. Sgaravatti)
- Il monopolio del magico (2012)
Tra questi spicca la traduzione, molto apprezzata dagli studiosi, dello Yoga Sutra di Patanjali, opera che lo ha visto impegnato a comprendere e tradurre questo testo millenario dall’originale scritto in Sanscrito.
Per chi fosse interessato, tutti i libri (tranne “Il mito di Tara Verde”) sono disponibili per l’acquisto al prezzo di 20,00€ (30,00€ per “Patanjali. Yoga Sutra”). Per maggiori informazioni, si prega di inviare una mail all’indirizzo tonisgara@gmail.com.
Grazie alla sua profonda conoscenza dell’animo umano, studia e insegna la tecnica del ritorno, un metodo non invasivo per aiutare persone disturbate da traumi del passato.
Tale tecnica ha al suo attivo circa 2000 casi studiati e numerosi successi, con l’eliminazione dei disturbi psicologici pregressi.
Nel 2017, insieme ad alcuni amici, Guido Sgaravatti fonda l’associazione Arte4d, allo scopo di mantenere vivi gli studi e le tecniche, sia artistiche che filosofiche, di cui è stato maestro.
Ancora oggi, alcuni suoi allievi promuovono e insegnano una tecnica da lui studiata per creare incisioni monotipo attraverso la stampa con il torchio a mano.

La critica
Di seguito riportiamo dei brevi estratti di testimonianze di alcuni autori che hanno parlato della sua opera artistica.
A. Bambara «Lo spirito che pervade l'opera "Porta dei Fiaccolari" ci ricollega all'atmosfera delle arti e mestieri tipiche dei portali romanici.»
V. Benvenuti «L'esperienza gli offre un linguaggio proprio, che i mezzi espressivi razionalmente impegnano, secondo una sensibilità che si libera e si rende più efficace ed operativa, quanto e meglio l'artista è riuscito ad assimilarne la conoscenza. In tale particolare prerogativa S. si inserisce e si muove agilmente, sia quando fa della cronaca, sia quando la trasforma nella concretezza dell'immagine, nel momento stesso in cui si compie.»
S. Marini «…per lui l'arte è ricerca della realtà interiore e la pittura è un supporto che cerca il legame profondo dello spirito col dato oggetto.»
S. Maugeri «…ha una sua personalità e una sua idea della scultura, intesa come mezzo per rappresentare, con intelligenza e con amore, l'uomo e le sue vicende, l'indagine di una tipologia che scandagli nei moti della psiche e li traduca mediante l'elaborazione di strutture plastiche atte a fermare atteggiamenti, a indicare le ragioni segrete di una personalità, il suo autentico modo d'essere e non di apparire.»
C. Munari «Il tratto caratterizzante l'opera attuale consiste nell'inscrivere in uno spazio fluido e indeterminato i segni emblematici di una presenza: ma quella presenza – ch'era involucro di fisica grevità – viene catturata nella sua essenzialità e, una volta ricondotta sulla superficie, si trasforma nell'esatto riflesso dell'emozione che l'ha promossa.»
F. Solmi «I termini visivi (l'immagine) restano quindi legati ai precari equilibri di quella contraddittoria 'logica dell'irrazionale' alla quale S. si è riferito nel titolo di un suo libro e che limpidamente può dispiegarsi soltanto nella dimensione 'improbabile' della poesia, nell'affioramento appunto degli scompensi, delle tensioni, delle incongruenze che solo magicamente si ordinano nel fatto plastico e pittorico.»
A. Tarantino «Modulando il colore, scaldando un tono, essenzializzando la linea, interrompendo il segno, deformando i tratti, rinforzando i profili, spatolando con impasti dalla matericità granulosa, allargando le campiture, incidendo sottilmente le superfici, raffreddando la luce, riesce ad accordare, in una delicata sinfonia, ogni rapporto esistente tra i blocchi delle forme rappresentate.»
S. Weiller Romanin Jacur «…S. conduce un'indagine serrata della figurazione, ricollegandosi alla scuola postcubista per una scansione rigorosa dello spazio, che soltanto pochi anni or sono assumeva carattere quasi costrittivo di tessuto continuo, nel quale la figura compariva e scompariva a tratti, ritmata dal ripetersi della macchia bianca e del segno curvo interrotto. Queste caratteristiche subiscono successivamente una evoluzione sensibile: il tessuto si dirada, e compaiono invece elementi spaziali di luce-colore, laddove la scansione assume una linearità definita da ampi spazi ritmici…»
G. Werlen «L'amour porté par lo yoga le pousse, non vers les Italiens classiques, qui fondent leurs touches l'une dans l'autre pour éviter l'effet personnel, mais vers les œuvres de nos grand fauves.».
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