In molti conosciamo la storia di Gandhi, il grande politico e filosofo indiano che guidò il proprio Paese all’indipendenza.
Questo grande uomo si ispirò al saggio “Resistance to Civil Government”, pubblicato nel 1849 dal filosofo H.D Thoreau, che invitava alla disobbedienza civile.
Ritenendo inaccettabili le politiche schiaviste del governo americano, Thoreau aveva deciso di violare apertamente la legge, rifiutandosi di pagare le tasse, finendo per questo in carcere.
Gandhi trasse quindi ispirazione dalle sue azioni e dai suoi scritti, e divenne celebre perché riuscì a far uscire il proprio Paese dal dominio inglese tramite un’azione non violenta, senza sparare neppure un colpo.
Il Mahatma incitava a:
– non pagare le tasse;
– praticare l’obiezione di coscienza al servizio militare;
– violare le norme legislative o gli atti amministrativi che limitavano illegittimamente le libertà fondamentali (stampa, manifestazione, sciopero, riunione…).
Personalmente credo che la violenza, come quella degli episodi avvenuti a Napoli, Roma, Torino e altre città italiane, non porti a risultati favorevoli al cambiamento.
La violenza genera sempre disordine e distruzione.
Comprendo ma non condivido.
Credo che oggi più che mai ci sia bisogno di cambiare paradigmi: assistiamo al fallimento di un modello di sviluppo basato sulla finanza speculativa e siamo lontanissimi dall’economia reale.
Certamente siamo di fronte ad una classe politica inadeguata, sia essa di destra o di sinistra, che limita le libertà personali, non responsabilizza con il cuore i cittadini e impedisce illegittimamente le libertà fondamentali del fare impresa e del vivere insieme.
Non facciamo però l’errore di praticare la violenza per far valere le nostre ragioni.
Gandhi c’è riuscito tramite un percorso di unione, non di divisione e di distruzione.
Condividiamo valori e non facciamo errori che ci costerebbero cari.
Viva La Vita!